La scrittura è uno strumento di marketing e di business a tutti gli effetti. E’ quanto emerso lo scorso 16 giugno in seguito al webinar dei Giovedì del Marketing avente come protagonista Michela Trada, brand journalist e consulente di comunicazione.
Il potere della scrittura
Perché scriviamo? Questo il quesito con cui Trada ha introdotto il suo speech evidenziando come la leva che ci spinge a scrivere sia a livello più o meno conscio la vendita. «Noi siamo il brand di noi stessi – ha spiegato la giornalista – Sono i nostri valori, la nostra mission e la nostra vision che vengono messi sul piatto. Attraverso la scrittura siamo in grado di comunicare la nostra unicità e di farci scegliere non per il prezzo o per la vicinanza territoriale». Nell’epoca dei video e dei podcast, in un mondo dove immagini e suoni la fan da padrone, è comunque ancora la scrittura a determinare la nostra indicizzazione su Google e sugli altri motori di ricerca. Se la scrittura diventa, poi, informativa e valoriale, il gioco è fatto.
Se siamo “visibili online”, infatti, è proprio grazie alla capacità di creare contenuti verbali di valore da far assimilare agli algoritmi del noto portale utilizzando parole chiave per noi rivelanti dal punto di vista della nostra vision e della nostra mission. Dove farlo? Attraverso il proprio blog aziendale (da qui l’importanza strategica di averne uno) e i social in particolar mondo Linkedin.
Come scrivere però in ottica informativa e valoriale? Attraverso il brand journalism, l’alleato della comunicazione di impresa costruttiva.
Brand Journalism che cos’è
Il Brand Journalism o giornalismo d’impresa, è quella tecnica comunicativa che utilizza gli stili giornalistici per raccontare non una notizia, ma un brand. In questo caso il focus si sposta dalla vendita di un prodotto, tipico della pubblicità tradizionale, alla conoscenza del marchio, del brand, sotto la “protezione” deontologica giornalistica. Il tutto per rafforzare la brand awareness aziendale, fidelizzare gli utenti, ed arrivare anche alla conversione dei prospect sopracitata. Scopo del brand journalism, a differenza di content marketing e storytelling, è quello di informare l’utente/lettore sui valori aziendali, su ciò che possiamo definire l’ecosistema del brand, affinché lo stesso diventi punto di riferimento di quel settore afferente alla sua vision e alla sua mission. In questo modo, l’azienda diventa editrice di se stessa, comunicando al suo pubblico di riferimento, alla propria community e fornendo contenuti di qualità che esulano dalle tradizionali “marchette” grazie proprio alle tecniche giornalistiche tradizionali. Il brand journalist, infatti, non offre la propria professionalità per promuovere o per vendere un bene o un servizio del marchio, ma per fornire un servizio di pubblico interesse, raccontando l’impresa e il mondo che la circonda.
Sei i criteri del Brand Journalism:
- Focalizzazione sul pubblico;
- Voce reale (fatti reali non inventati);
- credibilità;
- semplicità;
- pensiero visivo;
- Sbrandizzazione dell’impresa
L’azienda media company
«Noi non siamo solo il brand di noi stessi, ma anche i media di noi stessi – ha proseguito Trada – Il blog aziendale è il nostro giornale, mentre Youtube la nostra televisione e il podcast la nostra radio. La nostra azienda, quindi, indipendente che si tratta di una Srl strutturata o di libera professione, deve fare notizia e informare il proprio target market». Quali sono le caratteristiche di una notizia?
- La rilevanza ovvero l’attualità del fatto;
- La territorialità, la vicinanza geografica dell’avvenimento;
- la sua inusualità, la novità;
- La narratività;
- la rilevanza politico-istituzionale dei suoi protagonisti;
- L’originalità
Da dove ricavare di conseguenza le notizie per noi?
- Dalla nostra Storia personale, dal nostro vissuto;
- dalla nostra competenza;
- dalle nostre relazioni/partnership;
- dal territorio in cui viviamo;
- dai nostri valori, mission e vision
Marketing e brand journalism: alcuni casi studio
Al termine del webinar Trada ha quindi preso in esame alcuni casi studio di successo per brand journalism e digital pr. Il primo esempio ha riguardato una Srl neo costituita che, attraverso la creazione di contenuti sul proprio blog e un’attività di ufficio stampa sulle testate locali è riuscita ad entrare in contatto con le autorità regionali prima e con quelle europee poi per l’ambito del cohousing. Il secondo esempio trattato dalla consulente invece, ha interessato un libero professionista che pur non avendo un blog aziendale personale si è affidato ad Inkalce Magazine per una serie di interviste in brand journalism inerenti alla sua specializzazione. In questo modo l’esperto è riuscito ad ottenere un palco prestigioso che gli ha permesso in seguito di selezionare la propria clientela mantenendone solo il 20% ma ottenendo il doppio del fatturato.
Infine, Trada ha portato un esempio di comunicazione onlife tra house organ aziendale e blog; attraverso il cartaceo una azienda specializzata nel petfood è stata in grado di fidelizzare ancora di più la clientela ottenendo ottimi risultati anche dal punto di vista della vendita. Il tutto senza rinunciare all’attività di content marketing sul web.
Michela Trada: chi è e che cosa fa
Michela Trada è giornalista, consulente di comunicazione e amante del bello in ogni sua forma ed espressione. Dal 2018, assieme a Sabrina Falanga, è Ceo della casa editrice Brainding, direttore di Inkalce Magazine e vice direttore di News48.it, il primo magazine Italiano di giornalismo costruttivo. E’ parte del team nazionale dell’ufficio stampa del Lions Club e membro del Constructive Network. Crede in un Giornalismo costruttivo al servizio della comunità e nella valorizzazione del talento di ciascun individuo, in primis dei giovani. Attraverso il Brand Journalism, in cui è specializzata, dà voce alle eccellenze italiane. E’ autrice del libro “Scrivere per fare business, dal personal branding al brand journalism” edito da Do it Human.
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